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Il gatto sacro di Birmania: tra leggenda e realtà

Le origini incerte e l’aspetto di questo meraviglioso gatto, nel tempo, hanno dato vita ad una suggestiva leggenda che narra l’origine del gatto di Birmania, ancora oggi conosciuto in molti paesi come gatto Sacro di Birmania. La leggenda afferma che molti anni fa, prima della nascita di Buddha, il popolo Kymer della Birmania, costruì meravigliosi templi dedicati alla loro dea Tsun Kyan-Kse. Il più bello di questi templi a Lao-Tsan conteneva una statua d'oro massiccio della Dea con occhi blu zaffiro. Mun-ha, l’anziano sacerdote del tempio, si inginocchiava davanti alla statua con il fedele gatto bianco di nome Sinh al suo fianco. Una notte, dei predoni entrarono nel tempio e uccisero il sacerdote Mun-ha. Il gatto salì sul corpo esamine del sacerdote e il suo mantello assunse una sfumatura dorata, gli occhi divennero blu, come quelli della Dea, le sue zampe divennero marroni, ma dove i suoi piedi toccarono il padrone, rimasero bianchi come simbolo di purezza. Anche tutti gli altri gatti del tempio assunsero lo stesso aspetto. Sinh rimase con il suo maestro per i successivi sette giorni e poi morì, portando l’anima di Mun-ha in paradiso. Da quel momento anche tutti gli altri gatti del tempio furono considerati sacri e si pensava che contenessero le anime dei pii sacerdoti diretti in paradiso.

Nei primi del 900 una coppia di gatti Birmani fu donata e importata in Francia. Il maschio purtroppo non sopravvisse al viaggio, ma la femmina diede alla luce alcuni gattini, costituendo così il fondamento della razza in occidente. I gatti Birmani resistettero e si diffusero per qualche decennio, ma alla fine della Seconda guerra mondiale ne rimasero solamente due coppie che misero a dura prova il lavoro di selezione degli allevatori per mantenere in vita questa razza. I gattini di questi programmi di allevamento furono importati negli anni 60 in Gran Bretagna e successivamente in tutto il mondo. Nel 1966 la razza fu ufficialmente riconosciuta in Gran Bretagna e nel 1967 negli Stati Uniti. In Europa, ancora oggi, la razza prende il suo nome tradizionale, il gatto Sacro di Birmania.

Sacro di birmania

Caratteristiche di razza

Il Birmano è un gatto di medie dimensioni, il corpo appare rettangolare, leggermente allungato, con ossatura robusta e portamento elegante. I maschi sono generalmente più grandi delle femmine. La testa è larga e fa apparire la faccia quasi rotonda, con le orecchie di media grandezza e punte arrotondate, e profondi occhi ovali blu zaffiro.

Il mantello del Birmano è di media lunghezza, morbido e setoso e presenta poco sottopelo. Il Birmano è un gatto colorpoint, il colore del corpo va dal bianco al crema, mentre le estremità (muso, orecchie e coda) appaiono più scuri. Le estremità di tutte le zampe invece, a differenza di altre razze, devono essere “guantate” di bianco. Qualsiasi altra macchia bianca rappresenta un grave difetto. Il colore dei Birmani è determinato appunto dal colore delle estremità dette points: seal (points di colore marrone scuro o nero), blue (points grigio argento), chocolate (points di colore “cioccolato al latte”), liliac (points grigio-marrone chiaro), red (points rosso-arancio), cream (simile al red, ma molto più diluito) e tabby (points caratterizzati da lievi striature di colori soprariportati).

Esemplare di sacro di birmania

Indole, cura e salute

Si tratta di gatti dall’indole riservata che, tuttavia, creano una grande affinità con il loro proprietario e la famiglia e che necessitano quindi delle loro attenzioni e compagnia. Non amano la solitudine, sono curiosi e giocherelloni e richiedono molti stimoli, particolarmente da giovani, ma non sopportano la confusione. Sono abbastanza socievoli e possono andare d’accordo con altri gatti e cani se socializzati bene sin da piccoli. I Birmani sono gatti piuttosto territoriali, ma non aggressivi. Tollerano bene la vita in casa, ma l’accesso ad un giardino “a prova di gatto” può essere un buon diversivo per la sua loro indole curiosa e un aspetto utile alla loro buona salute. Sebbene non siano per natura dei gatti particolarmente rumorosi, i Birmani possono essere comunque “loquaci”.

La cura del mantello risulta essere abbastanza semplice, essendoci poco sottopelo, è sufficiente spazzolarlo uno o due volte a settimana. Durante il periodo di muta è consigliabile aumentare la frequenza di toelettatura. Si riporta che a causa della mancanza di sottopelo, i Birmani siano particolarmente sensibili al freddo e a correnti d’aria.

Come un qualsiasi altro gatto, anche il Sacro di Birmania può avere nel corso della vita dei problemi di salute per cui potrà essere necessario rivolgersi al medico veterinario. La problematica più comune, legata anche alla conformazione di questi gatti, sembra essere l’obesità (problema oggi comune in molti gatti che vivono esclusivamente in casa!). L’esercizio quotidiano può aiutare a mantenerli in buone condizioni fisiche e il migliore esercizio è rappresentato dal gioco. Anche questi gatti possono soffrire di malattie gengivali e dentali, che possono essere prevenute con cure di routine (ad esempio l’utilizzo di alimento secco, lavaggi dentali). Si consigliano, come per tutti gli altri gatti, dei controlli veterinari periodici, vaccinazioni regolari e trattamenti antiparassitari.

Prima di adottare un gattino Sacro di Birmania, è importante ricordare che si tratta di un gatto che ama interagire con la propria famiglia, che cerca compagnia e che necessita di ricevere attenzioni da parte del suo padrone.

A cura di
Dott.ssa Kateryna Vasylyeva DVM, PhD student
Ospedale Veterinario Universitario
Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

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