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La rabbia: un pericolo per i nostri pet in Italia?

Il 28 settembre si festeggia la giornata mondiale contro la rabbia, una malattia altamente infettiva che fortunatamente in Italia è stata eradicata dal 2013. Il pericolo di contrarla però è ancora molto alto, perciò è importante non abbassare mai la guardia.

Vaccino contro la rabbia

Cos'è la rabbia

La rabbia è una malattia altamente infettiva e letale causata da un virus che può colpire i mammiferi, compresi l’uomo, il cane, il gatto e diversi mammiferi che vivono allo stato selvaggio in tutto il mondo (volpi, procioni, puzzole e pipistrelli).

In Italia la rabbia è stata eradicata nel 2013 e non sono più stati registrati casi di animali selvatici o domestici malati dal 2011 in poi. L’ultima epidemia di rabbia in Italia risale infatti al 2008, quando alcune volpi (provenienti dalle vicine Slovenia e Croazia) ne hanno permesso la diffusione nelle regioni del Friuli Venezia-Giulia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Grazie a un’importante campagna vaccinale nei confronti della popolazione di animali selvatici in queste regioni, la rabbia è stata poi eradicata ed oggi il territorio italiano è indenne dalla malattia.

La rabbia risulta, tuttavia, ancora oggi un rischio per animali selvatici, domestici e per l’uomo in molte altre parti del mondo, compresi alcuni stati europei. Per questo motivo è importante ed obbligatorio effettuare la vaccinazione contro la rabbia nei pet che viaggiano da/verso paesi stranieri.

Cosa succede ad un animale infetto dal virus della rabbia?

L’infezione da parte del virus avviene solitamente quando un animale malato morde un altro animale sano: in questo modo il virus passa dalla saliva dell’animale malato nel corpo di quello sano, dove avviene la replicazione e la diffusione nell’organismo. Il virus replica soprattutto nel sistema nervoso, ovvero nel cervello, pertanto gli animali malati si riconoscono spesso a causa di particolari alterazioni neurologiche o di cambiamenti nel comportamento che insorgono dopo poche settimane o mesi dall’infezione. Spesso segni clinici come tremori, convulsioni, disorientamento, fastidio alla luce, risposte emotive esagerate (paura o aggressività immotivate), paralisi o salivazione eccessiva permettono di riconoscere la malattia, soprattutto in quei soggetti che sono precedentemente venuti in contatto con animali potenzialmente infetti.

Una volta avvenuta l’infezione la malattia prosegue il suo decorso e, se non prontamente identificata e trattata dopo il morso, porta inevitabilmente alla morte.

Esiste il rischio che un animale malato infetti anche l’uomo?

La rabbia è definita una zoonosi, ovvero una malattia capace di trasmettersi da un animale all’uomo. Un animale selvatico o domestico malato di rabbia che morde un essere umano può quindi infettarlo e determinare lo sviluppo della malattia. La rabbia nell’uomo si presenta con le stesse caratteristiche descritte precedentemente (alterazioni neurologiche e comportamentali, etc.), e detiene la stessa prognosi infausta, se non prontamente trattata.

Cosa fare se io o il mio pet veniamo morsi da un animale?

Poiché la tendenza a mordere rappresenta un atteggiamento aggressivo e potenzialmente correlato ad un’infezione da parte del virus della rabbia, qualora accadesse è importante effettuare il lavaggio della ferita, disinfettarla accuratamente e recarsi il prima possibile al Pronto Soccorso per ricevere le adeguate cure per sé stessi o per il proprio pet morsicato. Una volta informate le autorità competenti dell’AUSL locale, l’animale morsicatore selvatico (soprattutto volpi, per quanto riguarda il territorio italiano) o domestico dovrà essere rintracciato e valutato per la presenza della rabbia. Per gli animali domestici di proprietà è previsto un periodo di isolamento e di monitoraggio nei 10 giorni successivi al morso. Qualora si dovesse evidenziare l’insorgenza di segni riconducili alla rabbia nell’animale morsicatore, sarà essenziale procedere con adeguate cure tempestive per la persona o per il pet morsicato. Se la vaccinazione antirabbica non è stata effettuata prima della morsicatura da parte di un animale infetto, la probabilità di sviluppare la malattia è molto alta, così come le relative conseguenza infauste. Per questo motivo la vaccinazione dei propri pet in aree a rischio per la rabbia rappresenta, ad oggi, la migliore arma di prevenzione e di eradicazione della malattia, così come avvenuto durante lo scorso decennio sul territorio italiano.

La vaccinazione antirabbica è obbligatoria per il proprio pet?

Ad oggi la somministrazione del vaccino anti-rabbia non è obbligatoria per i cani e gatti che vivono sul territorio italiano.

Nel caso in cui il proprio cane o gatto dovessero spostarsi verso un paese estero, la vaccinazione antirabbica sarà necessaria per evitare il rischio di infettarsi accidentalmente e di traslocare il virus da un paese all’altro.

La vaccinazione può essere effettuata nei cuccioli al di sopra delle 12 settimane di età: qualora la vaccinazione venisse effettuata prima, bisognerà comunque ripeterla dopo che il cucciolo avrà compiuto 12 settimane. La somministrazione successiva dovrà sempre essere effettuata ad 1 anno di distanza dalla prima vaccinazione e, solo successivamente, l’intervallo di vaccinazione potrà essere esteso ogni 3 anni (laddove non diversamente indicato dalla ditta farmaceutica che produce il vaccino).

È importante ricordare che l’avvenuta vaccinazione sarà considerata legalmente effettiva solo dopo 21 giorni dalla somministrazione del farmaco, poiché questo è il tempo minimo affinché il sistema immunitario riesca ad attivare le difese necessarie per contrastare il virus.

È consigliato inoltre controllare le specifiche normative vigenti nei paesi esteri in cui si è diretti con il proprio pet, poiché in alcuni casi può essere richiesta la conferma dell’avvenuta immunità vaccinale attraverso specifiche analisi del sangue, ovvero la valutazione della concentrazione anticorpale contro la rabbia.

Queste precauzioni risultano essenziali per mantenere l’immunità ottenuta nei confronti della rabbia. Effettuare un’adeguata prevenzione (soprattutto con l’utilizzo di vaccini su animali selvatici e sui pet che si spostano tra i vari paesi) e attraverso il coordinamento dei vari professionisti nel settore sanitario (veterinario ed umano) questa pericolosa malattia può essere tenuta sotto controllo ed eradicata.

A cura di Francesco Lunetta
Medico Veterinario

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