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Una piccola grande gemma dall’Oceania

L’Australia possiede alcuni dei più grandi giacimenti di diamanti al mondo ma nulla è paragonabile all’esclusività della sua fauna frutto di milioni di anni d’isolamento. Non tutti i diamanti sono però nelle miniere; della ricca avifauna continentale fa parte anche il diamante mandarino, erroneamente conosciuto anche con il nome comune di “bengalino”, che spicca per bellezza e diffusione in ambito ornamentale.

Diamante mandarino

Le radici naturali

Noto nei paesi anglosassoni con il nome di zebra finch (fringuello zebrato), il diamante mandarino è un uccello appartenente all’ordine dei Passeriformes e incluso nel genere Taeniopygia. Le prime notizie riguardanti la cattura di un esemplare risalgono al 1801. Grazie alla ricerca genetica nel 2006 è stato possibile definire due sottospecie di diamante mandarino, trattasi di Taeniopygia guttata guttata (Vieillot, 1817) e di Taeniopygia guttata castanotis (Gould, 1837). La prima popola, da nord a sud, ben 14 isole della Sonda tra l’Isola di Lombok e Timor, mentre la seconda è presente in buona parte dell’Australia con l’eccezione di alcuni territori più umidi al sud e altri caratterizzati da clima tropicale nel nord nei quali si è ipotizzato che la specie possa avere un comportamento migratorio/nomadico. Con soli 10-11 cm di lunghezza di media e un peso intorno ai 12 grammi il diamante mandarino è uno degli uccelli ornamentali più diffusi e minuti presenti nell’hobby.

Un lungo amore nel settore ornamentale

Le dimensioni contenute, la bellezza delle livree, le dimensioni limitate, una longevità che può raggiungere i dieci-dodici anni e la facilità di riproduzione hanno consentito nel tempo la selezione di linee ornamentali caratterizzate da peculiari livree che si discostano da quella ancestrale. Sono oggi disponibili un gran numero di varietà cromatiche e che si caratterizzano per specificità a carico di petto, faccia, guancia, becco e persino struttura del piumaggio. Dall’osservazione di molte livree, a partire da quella ancestrale, è ben visibile il dimorfismo sessuale con il maschio che possiede uno o più tratti peculiari tra i quali il becco rosso, la presenza di una macchia intensamente colorata sulla guancia e una banda nerastra sul petto. Questo uccello forma coppie stabili a dimostrazione di una monogamia quasi sempre presente nella specie; in natura l’accoppiamento segue la comparsa delle piogge (maggior alimento disponibile) e sono in media deposte 4-5 uova. La riproduzione è un evento comune anche in ambiente controllato tanto da essere stata registrata per la prima volta intorno al 1872 in Germania. In seguito, a partire dall’inizio del 1900, la specie si è diffusa in tutta l’ornitologia ornamentale europea.

Livrea diamante mandarino

Medico veterinario- proprietario un binomio vincente per la salute degli uccelli

I medici veterinari che si occupano di specie non convenzionali, incluse quelle diffuse nell’ornitologia ornamentale, devono rappresentare anche per i proprietari di diamante mandarino il punto di riferimento per il benessere e la salute dei propri uccelli. Una consulenza veterinaria già in fase di pianificazione dell’acquisizione degli esemplari consente sia di applicare un’attenta selezione in merito a prodotti, spazi ed esemplari sia di comprendere l’etogramma della specie e dunque poter garantire la corretta gestione degli spazi, del gruppo e delle risorse alimentari. Questo sarà anche il momento per ottenere indicazioni sulle corrette manualità e sui principi di biosicurezza applicati al sistema gabbia/voliera. Di altrettanta importanza sarà il rispetto delle visite cliniche a partire dalla prima, di base, che includerà anche alcune indagini quali l’analisi delle feci e dei seguenti controlli di routine pianificati nel tempo. Questo approccio multilivello diviene parte integrante della medicina preventiva volta a diminuire i rischi che potrebbero compromettere il benessere e la salute degli esemplari ospitati. Il moderno proprietario formato diviene una sentinella; durante l’esecuzione delle operazioni di management giornaliero di routine dovrà effettuare un controllo visivo degli esemplari facendo attenzione a quei segnali d’attenzione indicati dal medico veterinario e comunicare tempestivamente a questo qualsiasi modificazione, anche comportamentale, al fine di consentire un rapido intervento. Tra i numerosi fattori di rischio più diffusi vanno ricordati la scarsa igiene della voliera, l’introduzione avventata di nuovi esemplari senza che siano sottoposti a visite veterinarie e quarantena, una scorretta alimentazione e il sovraffollamento.

Diamante mandarino in cattività

Conoscere i comportamenti in natura…

Per soddisfare al meglio le esigenze di una specie è opportuno conoscerne l’etogramma ossia l’insieme dei comportamenti di questa in natura.  Il diamante mandarino è un uccello diurno, altamente sociale e dall’elevato metabolismo. In natura vive in stormi che raggiungono i cento esemplari ma tale consistenza che può dimezzarsi durante la stagione riproduttiva. Gli esemplari che compongono il singolo stormo si riconoscono e comunicano tra loro mediante movimenti e variegate vocalizzazioni. Tra queste ve ne sono molte specifiche tra le quali quelle per stabilire il contatto,  formare e mantenete la coppia, di allarme, per comunicare angoscia, fame, o intenti aggressivi. Proprio il canto della specie è da tempo oggetto di numerosi studi etologici volti a comprenderne le forme e le basi neurobiologiche della capacità di apprensione vocale. La specie popola le praterie/bush, i terreni arbustivi o comunque scarsamente alberati. Non è raro trovare questi uccelli appollaiati in gran numero sugli arbusti o alla ricerca di alimento per lo più sul terreno. Proprio l’alimentazione si compone di una vasta gamma di semi ma i diamantini si nutrono anche di vegetali, frutta e piccoli insetti dimostrando una dieta ampia e varia che in natura segue anche le peculiarità climatiche locali. L’importanza di un’alimentazione varia ma mirata alla specie è un aspetto da garantire assolutamente anche in ambiente controllato.

…e traslarli in ambiente controllato

Per ospitare questi pet si consiglia una gabbia di almeno 100 cm. x 50 cm x 50 cm ma la possibilità di disporre di una voliera esterna, commerciale o autocostruita poggiante a terra e dedicata alla specie, rappresenta una scelta ideale in quanto garantisce il volo, l’esercizio e la stimolazione grazie alla possibilità di  strutturare al meglio gli spazi interni in termini di arricchimento ambientale. Qualunque sia l’opzione adottata sarà cruciale il corretto posizionamento della voliera/gabbia poiché le temperature non dovranno superare i 30° o scendere al di sotto dei 5°. La scelta della posizione e della gestione dovrà considerare anche le peculiarità climatiche locali e l’orientamento del giardino al fine di proteggere gli uccelli da intemperie, correnti d’aria e sbalzi termici. A causa della grande variabilità geografica italiana non è dunque possibile fornire una regola standardizzata in merito; alcuni proprietari gestiscono questa specie outdoor tutto l’anno mentre altri optano per far trascorrere la stagione invernale in gabbie indoor. Le strutture ospitanti dovranno sempre garantirne la protezione  nei confronti di potenziali predatori come ratti, mustelidi e colubridi. Appare perciò evidente quanto sia importante partire con il “piede giusto”. Le indicazioni medico veterinarie ottenute già in fase di progettazione consentiranno anche di definire il numero di esemplari da ospitare in prospettiva delle future deposizioni e di progettare un idoneo arricchimento ambientale in voliera. La selezione e la gestione del substrato, l’inserimento di rami che riproducano nicchie cespugliose, trespoli in legno naturale, strutture per l’abbeverata, materiale naturale per la costruzione dei nidi, per consentire il bagno e la pianificazione del piano alimentare sono tra gli aspetti oggetto di riflessione. Un’alimentazione variegata basata su miscele specifiche per la specie (semi per uccelli tropicali) unita a frutta e verdura fresche da sostituire giornalmente nonché a integrazioni con piccoli invertebrati da pasto, consentiranno di creare una situazione il quanto più simile a quella naturale. Ci si potrà sbizzarrire anche nel creare incavi e nicchie dove nascondere parte dell’alimento e giochi, rafforzando il movimento, diminuendo il rischio di comportamenti stereotipati del pet e favorendo la socialità intraspecifica.

dott. Alessio Arbuatti,
Medico Veterinario Esperto in Animali esotici
Delegato SIVAE Abruzzo
Docente di Zoologia ed Ecologia, Facoltà di Medicina Veterinaria UNITE

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