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A Torino avviato uno studio per salvare i ricci dall’estinzione

I cambiamenti climatici stanno causando gravi problemi di salute nei ricci, tanto da rischiare l’estinzione. Lo riporta il Centro Ricci La Ninna di Novello che, per salvarli, ha avviato uno studio in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.

Rischio estinzione ricci

Tra le principali cause i cambiamenti climatici

Forse non tutti sanno che i ricci sono una vera e propria sentinella per la salute del pianeta, perciò la diminuzione progressiva della loro diffusione ci dimostra ancora una volta quanto urgente e necessario sia agire per invertire la rotta.

I cambiamenti climatici, che si sommano al declino del numero di insetti, all’aumento degli incidenti d’auto e all’abuso di pesticidi, stanno via via compromettendo il ciclo riproduttivo di questi mammiferi (che molti erroneamente scambiano per roditori). In base a quanto riportato da Massimo Vacchetta, gestore del centro La Ninna, mentre un tempo le cucciolate si limitavano al periodo primaverile ed estivo, ultimamente se ne registrano in autunno. Il 90% dei nati in questo periodo, però, è destinato a morire di fame e di stenti in quanto venuti alla luce troppo tardi per mettere su peso sufficiente a superare l’inverno.

Le temperature elevate dei primi mesi dell’anno, inoltre, hanno anticipato il risveglio dal letargo provocando il decesso di numerosi soggetti per mancanza di cibo e acqua, oltre che per colpi di calore improvvisi.

Gli obiettivi dello studio

Nella consapevolezza dell’importanza che i ricci rivestono per l’ambiente, il Centro La Ninna ha deciso di fare qualcosa di concreto, attivandosi insieme all’Università di Torino per avviare uno studio che metta in luce le cause della diminuzione di esemplari e comprendere come impedirne l’estinzione. Mentre a Novello verranno eseguiti esami ematici e metabolici, i veterinari della sede universitaria si concentreranno su esami batteriologici, virologici, istologici e delle autopsie.

A condurre la ricerca, la dottoressa Maria Teresa Capucchio del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Grugliasco insieme con il Canc (Centro animali non convenzionali). Tra i primi risultati ottenuti si è visto come numerosi ricci siano affetti da parassitosi polmonare, segno che la specie è effettivamente in sofferenza. L’obiettivo sarà quindi comprendere se questi animali, dopo una ospedalizzazione di 10-15 giorni, possono sviluppare resistenza agli antibiotici e modificare il proprio microbiota intestinale.

Il Centro La Ninna

La Ninna è l’unico centro italiano interamente dedicato alla salvaguardia dei ricci e punta a diventare Ospedale e punto di riferimento per la ricerca. Sul sito sono riportati strumenti utili alla loro tutela, nonché a riconoscere se un soggetto è in difficoltà. Ad esempio, se si trovano esemplari che vagano nelle ore diurne, bisogna sempre soccorrerli con tempestività: il riccio è un animale notturno, se viene avvistato di giorno potrebbe non stare bene. Spesso capita di vederne a bordo strada: osserviamo se sono feriti (chiaro segnale se non si appallottolano correttamente, se perdono sangue dal naso o presentano tracce ematiche) e nel caso rechiamoci presso un centro di recupero per un soccorso immediato. Per il trasporto, meglio utilizzare dei guanti per non pungersi e provvedere a coprire l’animale con un panno in modo da tenerlo al caldo. Muoviamoci lentamente e con cautela affinché non si spaventi.

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