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Balto e la grande corsa del siero

Una crisi sanitaria all’estremo nord

Nome, una piccola cittadina di confine situata nella Penisola di Stewart in Alaska, fu colpita nel 1925 da un focolaio di difterite. Una patologia già conosciuta ai tempi di Ippocrate e per la quale nel 1890 era stata sviluppata la specifica antitossina (DAT). Esaurite le riserve ospedaliere, il medico del centro lanciò un disperato messaggio di soccorso.

Immediatamente si cercò di mettere a punto un piano di emergenza. Inizialmente si pensò di inviare il siero tramite aereo, ma la tecnologia disponibile all’epoca e le condizioni meteo lo impedivano. L’unica soluzione praticabile sembrava essere il trasporto ferroviario, fino alla stazione più vicina situata nella città di Nenana, a una distanza di 778 km da Nome. Per coprire tale distanza fu organizzata una staffetta che vide protagonisti alcuni musher, ovvero i conduttori, e mute di cani da slitta.

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Balto e la staffetta salvavita

Il 25 gennaio, la staffetta guidata da Bill Shannon partì con i suoi cani per completare la prima tappa a una temperatura stimata di -40°C. A questa ne fecero seguito altre 19 che videro alternarsi 20 conduttori di slitte Inuit affiancati da straordinarie mute di cani da slitta. Il 2 febbraio 1926, dopo 7 giorni di viaggio, l’antitossina salvavita giunse infine a Nome.

Tra tutti i cani che parteciparono alla staffetta, probabilmente il più noto è Balto, che prese parte all’ultimo tratto del viaggio insieme al musher Gunnar Kaasen. Balto fu selezionato in qualità di leader nonostante sembrasse tagliato per questo ruolo. Nonostante ciò riuscì a dimostrarsi molto abile nel guidare in mezzo alla tormenta e si narra addirittura che avesse salvato l’equipaggio sul fiume Topkop, fermandosi prima che il ghiaccio sottostante iniziasse a cedere.

La tempesta e le difficoltà di viaggio erano tali che solo in pochi credevano davvero che Kaasen sarebbe riuscito nell’impresa. Per questo, quando infine lui e i suoi cani giunsero a Nome, furono da subito considerati eroi nazionali.

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Gli altri cani eroi

Meno noti ma non meno importanti furono altri eroi a quattrozampe, come per esempio Togo, il cane leader della muta di Leonard Seppala. Togo era tra i cani più noti della regione grazie alla grande esperienza, all’affinata capacità di ritrovare le piste e di prevedere i pericoli. La tappa da lui guidata, lunga 91 miglia, fu tra le più difficoltose e coinvolse anche l’attraversamento di un tratto di mare ghiacciato che collassò dopo poco il passaggio. Tuttavia, solo negli ultimi anni anche i media e le produzioni televisive ne hanno riconosciuto il grande coraggio.

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Il Cleveland Metropark Zoo

Purtroppo, nonostante l’eroismo dimostrato, Balto e parte della muta che aveva partecipato al salvataggio furono ritrovati da un uomo d’affari di Cleveland malati e maltrattati in un “dime museum”. Per salvarli, lanciò una raccolta fondi per poter acquistare i cani e portarli in un luogo più consono e nel quale potessero ricevere le cure necessarie. L’iniziativa, sostenuta e diffusa anche dalle radio, portò a un risultato eccezionale: come riportato dal Museo di Storia Naturale di Cleveland, furono raccolti in totale 2.300 dollari. Dopo soli dieci giorni perciò i quotidiani titolavano trionfali: “La città ha superato la cifra per portare gli huskies dalla costa in città”. Al momento del loro arrivo vi fu una vera e propria manifestazione popolare d’affetto.

A partire dal marzo 1927, gli esemplari furono ospitati in quello che oggi è il moderno Cleveland Metropark Zoo. Secondo le fonti del periodo, solo durante la prima giornata furono oltre 15.000 le persone che vi fecero visita. Alla morte di Balto, avvenuta all’età di 14 anni, il corpo fu imbalsamato ed esposto in una teca dedicata presso il Museo di Storia Naturale di Cleveland, dove si trova tuttora.

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Un doppio riconoscimento dalla “Grande Mela”

Forse non tutti sanno che, tra i numerosi scorci e le attrazioni che caratterizzano il magnifico Central Park di New York, ci sono 29 statue di grandi dimensioni dislocate in numerosi punti. Entrando in questo immenso giardino dalla 67° est, o passando sotto un piccolo ponte provenendo da nord, ci si trova davanti a una piccola salita con uno sperone roccioso sul quale si erge una bellissima statua in bronzo dedicata a Balto. Fu voluta da un ampio gruppo di cittadini amanti dei cani che raccolsero il denaro necessario per commissionarla allo scultore Frederick Robert Richard Roth, che ricoprì il ruolo di curatore delle sculture del parco. Al di sotto della statua, un’incisione riporta la frase “Dedicata all'indomabile spirito dei cani da slitta che trasportarono, per seicento miglia sul ghiaccio accidentato, attraverso acque pericolose e tormente artiche l'antitossina da Nenana in soccorso dei malati di Nome nell'inverno del 1925. "Resistenza - Fedeltà - Intelligenza”.
Fu inaugurata nel dicembre del 1925 e fonti del New York Times, avvalorate anche da una rara fotografia dell’epoca, testimoniano come anche Balto fosse presente alla cerimonia. Oggi quest’opera è tra le statue più apprezzate del parco ed è costantemente visitata da famiglie con bambini, amanti degli animali e turisti da tutto il mondo.
Anche a Togo fu dato il giusto risalto: presso il Seward Park, situato nell’Upper East Side di Manhattan, è stata posta una statua progettata da Shelly Smith-Curtiss che lo ritrae mentre corre.

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