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Dai videogiochi arcade ai terrari: alla scoperta della rana Pacman

Ricordate Pac-Man? Il famosissimo gioco arcade dal simpatico trangugiatore di fantasmini? Ebbene la sua caratteristica forma tondeggiante dall’ampia bocca è stata in realtà ripresa dall’omonima rana sudamericana, molto apprezzata nel settore della terrariofilia ornamentale.

Specie rana Pacman

Un anfibio dalle caratteristiche uniche

Ai cosiddetti Ceratophrys fanno capo ben otto specie di rane diffuse in Sudamerica e legate per lo più agli ambienti terricoli. Sono tra gli anfibi anuri più amati nella terrariofilia a causa non solo delle peculiari caratteristiche anatomiche, ma anche, se correttamente gestite, della loro longevità: possono infatti arrivare a vivere anche dieci anni o più. Le specie più frequentemente allevate in ambiente controllato sono Ceratophrys ornata (Bell, 1843), originaria dell’Argentina e dell’Uruguay, e C.cranwelli (Barrio, 1980), diffusa in natura tra Bolivia, Paraguay ed Argentina. Seppur meno comuni in ambito terrariofilo sono presenti altre specie del medesimo genere come C. cornuta (Linnaeus, 1758), C. aurita (Raddi, 1823) e C. stolzmanni (Steindachner, 1882).

Il corpo di questa tipologia di anfibi è tozzo, rotondeggiante, testa ampia, zampe corte e due particolari protusioni di cute al di sopra degli occhi che hanno valso l’aggettivazione di “cornuta”. Le femmine adulte possono raggiungere i 15 cm di lunghezza mentre i maschi sono poco più piccoli. Il peso di un esemplare adulto può raggiungere i 450 gr in relazione al sesso e alla singola specie.

In natura questi animali popolano ecosistemi soggetti all’alternanza di stagioni secche e piovose e si ritrovano spesso infossati in particolar modo durante le ore diurne e nella stagione secca quando vanno incontro ad estivazione. Proprio durante questi mesi scavano a maggiori profondità e producono intorno al proprio corpo del muco che va a formare una sorta di bozzolo che le protegge fino al ritorno della successiva stagione delle piogge. Tale strategia, nota come estivazione, può avvenire anche in terrario in presenza di particolari condizioni ambientali di scarsa umidità.

strategia di caccia della rana Pacman

Un vorace appetito

Questa tipologia di anfibi utilizza per la caccia la tecnica dell’agguato: restano in attesa della preda immobili, mimetizzati grazie a terra e sfagno nel terreno umido per poi scattare non appena questa si avvicina a sufficienza. Difficilmente è possibile sfuggire alla loro presa: la bocca è una vera e propria trappola micidiale. Non solo per le dimensioni (in C.cornuta, ad esempio, l’ampiezza orale è di ben 1,5 volte maggiore rispetto al diametro corporeo), ma anche grazie alla fitta serie di denti, simili a microscopiche zanne, che percorrono tutta la lunghezza della mascella. Vi sono poi ulteriori denti localizzati sul palato che favoriscono una presa ancor più salda con una forza globale della morsa stimata fino a 30 N (3 kg). Grazie alla propria conformazione, gli adulti riescono a nutrirsi di invertebrati di grandi dimensioni ma anche di lucertole, altri anfibi e persino piccoli roditori.

Terrario per rana Pacman

La gestione in ambiente controllato

A meno che non si intenda provare a farli riprodurre, sarebbe consigliabile ospitare esemplari singoli. Per la riproduzione è necessario prestare molta attenzione, soprattutto a livello delle tempistiche di inserimento del maschio e della femmina, dello spazio da dedicare alla porzione acquatica all’interno del terrario, la sua profondità e la gestione dei girini. Ospitare più esemplari, specie se in spazi ristretti e con un’alimentazione non corretta, conduce spesso al fenomeno del cannibalismo nei confronti di soggetti più piccoli o giovani.

Per un esemplare il terrario dovrebbe avere dimensioni di almeno 50 x 50 x 50 cm ed essere quasi esclusivamente terricolo, dedicando alla porzione acquatica un piccolo contenitore allungato, con bordi bassi, una profondità di pochi cm in modo che il pet possa immergersi senza mai sprofondare. L’acqua utilizzata dovrà essere priva di cloro e sostituita giornalmente: al suo interno infatti gli animali potrebbero defecare oppure comunque portare sporco con il substrato.

In commercio sono disponibili substrati già bilanciati per anfibi provenienti da diversi ambienti. Per la composizione possono essere utilizzate materie prime come lo sfagno, la torba, fogliame sterilizzato e fibre naturali come quelle di cocco. Il substrato dovrà essere curato e mantenuto umido, eliminando le feci e sostituendone ampie porzioni ogni tre settimane. Lo spessore non dovrà inoltre essere inferiore ai 10 cm. Sugheri e legni smussi forniranno un’ulteriore protezione, mentre sono sconsigliate piante vere in quanto potrebbero essere eradicate. In alternativa si potrebbero utilizzare epifite fissate a uno sfondo 3D del terrario.

L’umidità interna dovrà essere mantenuta a valori di circa il 70%-80% in relazione alle dimensioni e all’esposizione del terrario. A questo scopo potrebbero essere utili periodiche vaporizzazioni, controllando costantemente il tutto con un igrometro interno posto nella porzione bassa del terrario.

La temperatura dovrà essere mantenuta tra i 23° e i 29° C rispettando le variazioni giornaliere, diurne e notturne, e stagionali. A tal proposito, esistono sistemi di riscaldamento che utilizzano di tappetini riscaldanti esterni e relativi termostati dedicati.

Per l’illuminazione si possono utilizzare lampade specifiche per anfibi e, nonostante l’utilità sia dibattuta nella gestione degli anfibi, si consiglia una fonte di UVB. L’alternanza delle stagioni anche in ambiente controllato è uno dei parametri fondamentali per favorire la riproduzione degli esemplari. La specie è attiva per lo più di notte, momento durante il quale fuoriesce più facilmente dal nascondiglio scavato dove passa buona parte della giornata. Grilli, blatte, camole, caimani, pinki, sono tra gli alimenti maggiormente utilizzati. In questo ambito è fondamentale chiedere il consulto di un medico veterinario in quanto non di rado si rendono necessarie integrazioni minerali e vitaminiche, oltre che per definire la frequenza di somministrazione degli alimenti.

Si consiglia di maneggiare questi animali il meno possibile e, se necessario, di farlo solo con mani precedentemente ben lavate e deterse e poi inumidite, per evitare di intaccare il muco che li ricopre. Attenzione anche ai morsi che, seppur non pericolosi, non sono rari.

Esemplare di rana Pacman

Il veterinario per animali non convenzionali come riferimento

Consultare un medico veterinario che si occupa di specie non convenzionali ed esotiche è importantissimo, ancor prima di procedere con l’acquisto. Solo così infatti potrà essere fatta una valutazione completa in termini manageriali, sanitari e, non da ultimo, economici.

Sono molteplici gli aspetti che verranno presi in esame. Innanzitutto l’istinto predatorio della specie e la conseguente esposizione al rischio di ingestione di corpi estranei. Può capitare ad esempio che vengano ingeriti ghiaia, pietrisco, porzioni di sfagno e corteccia.

Come precedentemente affermato, il veterinario potrà consigliare l’alimentazione più adatta e fornire le indicazioni fondamentale. Il costante appetito di questi predatori li espone al rischio di obesità, condizione che potrebbe impattare sulla capacità riproduttiva del pet e sulla sua aspettativa di vita in ambiente controllato. La maggior parte degli anfibi stocca il grasso all’interno della cavità celomatica sottoforma di cuscinetti adiposi. Gli esemplari obesi mostrano un’ampia distensione dell’addome e un aspetto in apparenza normale delle estremità appendicolari.

Vi sono poi patologie, come la Red Leg Syndrome di origine batterica, oppure la lipidosi corneale e malattie metaboliche alle quali questa specie di anfibi è particolarmente sensibile. Il medico veterinario di fiducia potrà fornire tutte le indicazioni per la profilassi.

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