La rana Pacman è uno degli anfibi più affascinanti e apprezzati nella terrariofilia.
Con il suo aspetto buffo, la bocca enorme e il carattere vorace, è un animale tanto particolare quanto interessante. Tuttavia, richiede cure specifiche per vivere in salute e in un ambiente idoneo.
In questa guida scoprirai tutto ciò che devi sapere per allevare correttamente una rana Pacman.
La rana Pacman appartiene al genere Ceratophrys, che comprende diverse specie sudamericane.
Le più diffuse in cattività sono:
In natura, le rane Pacman sono diffuse nelle foreste pluviali e nelle zone umide di Argentina, Uruguay, Brasile, Paraguay e Bolivia.
Il loro habitat è caratterizzato da:
Durante i periodi di siccità, queste rane entrano in una fase di estivazione, scavando nel terreno e formando un bozzolo di muco protettivo fino al ritorno delle piogge.
Questa tipologia di anfibi utilizza per la caccia la tecnica dell’agguato: restano in attesa della preda immobili, mimetizzati grazie a terra e sfagno nel terreno umido per poi scattare non appena questa si avvicina a sufficienza.
Difficilmente è possibile sfuggire alla loro presa: la bocca è una vera e propria trappola micidiale.
Le dimensioni della bocca (in C.cornuta, ad esempio, l’ampiezza orale è di ben 1,5 volte maggiore rispetto al diametro corporeo), e la fitta serie di denti, simili a microscopiche zanne, che percorrono tutta la lunghezza della mascella, non lasciano scampo.
Vi sono poi ulteriori denti localizzati sul palato che favoriscono una presa ancor più salda con una forza globale della morsa stimata fino a 30 N (3 kg).
Grazie alla propria conformazione, gli adulti riescono a nutrirsi di:
A meno che non si intenda provare a farli riprodurre, sarebbe consigliabile ospitare esemplari singoli.
Per la riproduzione è necessario prestare molta attenzione, soprattutto a livello di:
Ospitare più esemplari, specie se in spazi ristretti e con un’alimentazione non corretta, conduce spesso al fenomeno del cannibalismo nei confronti di soggetti più piccoli o giovani.
Per un esemplare il terrario dovrebbe avere:
Dedicare alla porzione acquatica un piccolo contenitore allungato, con bordi bassi, e una profondità di pochi cm in modo che il pet possa immergersi senza mai sprofondare.
L’acqua utilizzata dovrà essere:
Al suo interno infatti gli animali potrebbero defecare oppure comunque portare sporco con il substrato.
In commercio sono disponibili substrati già bilanciati per anfibi provenienti da diversi ambienti.
Per la composizione possono essere utilizzate materie prime come:
Il substrato dovrà essere:
Sono sconsigliate piante vere in quanto potrebbero essere eradicate. In alternativa si potrebbero utilizzare epifite fissate a uno sfondo 3D del terrario.
L’alternanza delle stagioni anche in ambiente controllato è uno dei parametri fondamentali per favorire la riproduzione degli esemplari.
La specie è attiva per lo più di notte, momento durante il quale fuoriesce più facilmente dal nascondiglio scavato dove passa buona parte della giornata.
In questo ambito è fondamentale chiedere il consulto di un medico veterinario in quanto non di rado si rendono necessarie integrazioni minerali e vitaminiche, oltre che per definire la frequenza di somministrazione degli alimenti.
Tra gli alimenti maggiormente utilizzati troviamo:
Si consiglia di maneggiare questi animali il meno possibile e, se necessario, di farlo solo con mani precedentemente ben lavate e deterse e poi inumidite, per evitare di intaccare il muco che li ricopre.
Attenzione anche ai morsi che, seppur non pericolosi, non sono rari.
Consultare un medico veterinario che si occupa di specie non convenzionali ed esotiche è importantissimo, ancor prima di procedere con l’acquisto.
Solo così infatti potrà essere fatta una valutazione completa in termini manageriali, sanitari e, non da ultimo, economici.
Sono molteplici gli aspetti che verranno presi in esame.
Innanzitutto l’istinto predatorio della specie e la conseguente esposizione al rischio di ingestione di corpi estranei.
Può capitare ad esempio che vengano ingeriti
Come precedentemente affermato, il veterinario potrà consigliare l’alimentazione più adatta e fornire le indicazioni fondamentale.
Il costante appetito di questi predatori li espone al rischio di obesità, condizione che potrebbe impattare sulla capacità riproduttiva del pet e sulla sua aspettativa di vita in ambiente controllato.
La maggior parte degli anfibi stocca il grasso all’interno della cavità celomatica sottoforma di cuscinetti adiposi.
Gli esemplari obesi mostrano un’ampia distensione dell’addome e un aspetto in apparenza normale delle estremità appendicolari.
Vi sono poi patologie, come la Red Leg Syndrome di origine batterica, oppure la lipidosi corneale e malattie metaboliche alle quali questa specie di anfibi è particolarmente sensibile.
Il medico veterinario di fiducia potrà fornire tutte le indicazioni per la profilassi.