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Il riccio africano, pet dolcissimo dalle specifiche esigenze

Il riccio africano è uno dei piccoli mammiferi non convenzionali più affascinanti e curiosi. Un pet che va gestito in modo attento e accurato, evitando ogni confusione con la specie autoctona, che è ormai parte integrante della nostra fauna selvatica.

Riccio africano

Caratteristiche e origini

Il riccio africano Atelerix albiventris (Wagner, 1841), è un piccolo mammifero appartenente alla famiglia degli erinaceidae. Noto anche come riccio dalle quattro dita o dal ventre chiaro, questo insettivoro si può trovare nei territori aridi africani e nelle savane, in Senegal fino ad arrivare al corno d’africa e allo Zambesi.

Di piccole dimensioni, questo mammifero raggiunge al massimo i 25 cm di lunghezza per un peso di circa 600 g nei maschi e 400 g nelle femmine. È maggiormente attivo al crepuscolo e durante la notte, momenti nei quali caccia utilizzando i propri sensi altamente sviluppati come l’olfatto e l’udito, mentre tende a riposare e rimanere nascosto nelle ore diurne.

Il dorso e le porzioni laterali del corpo sono ricoperte da circa 5000 piccoli aculei lunghi tra 0,5 e 1,5 cm che possono essere eretti come sistema di difesa ma non rilasciati. Per proteggersi, spesso il riccio tende ad appallottolarsi. Può inoltre emettereun’ampia serie di suoni, tra i quali soffi, grugniti, sbuffi e brevi vocalizzi.

Arricchimento ambientale riccio africano

Progettare l’ambiente ideale per un riccio

I ricci africani non sono animali per neofiti, hanno specifiche esigenze e un carattere timido. Conducono per lo più una vita solitaria e per questo motivo si consiglia l’allevamento di singoli esemplari, specie se di sesso maschile.

Nello scegliere la struttura che ospiterà il pet bisognerà prestare la massima attenzione. Ogni esemplare dovrà avere a disposizione di almeno 1,5- 2 mq di superficie. In natura gli studi dimostrano un home range stimato tra i 200 e i 300 metri. Sarebbe meglio inoltre optare per teche o contenitori dalle pareti lisce e dotati di ampi sistemi di aerazione. Sono invece sconsigliate le gabbie in quanto i ricci, arrampicandosi, potrebbero rimanere incastrati oppure subire ferite anche gravi alle piccole e corte zampe. Una buona idea potrebbe essere anche unire i contenitori in plastica attraverso l’utilizzo di passaggi tubulari, ampliando così lo spazio di movimento.

Sarebbe bene che le strutture fossero poste in luoghi tranquilli, illuminati ma sempre facendo in modo che non vengano colpite dalla luce diretta del sole. Non va dimenticato comunque che, nonostante gli esemplari attualmente in commercio provengono da allevamenti, i ricci africani provengono da regioni a clima caldo e dovrebbero idealmente stare a una temperatura ambientale compresa tra i 22° e i 29°C. A questo scopo possono anche essere utilizzati tappetini riscaldanti.

Per il substrato si consiglia di ricorrere a pellet in carta riciclata o altri assorbenti purchè non polverosi, evitando quelli composti da legni ricchi di oli. Per assicurare l’igiene, è importante sostituirlo periodicamente.

All’interno delle teche andrebbe curato anche l’arricchimento ambientale, rispettando il benessere dell’animale ed evitandone lo stress. Si possono ad esempio costruire rifugi con noci di cocco, casette, piccole scatole rovesciate, inserire tubi in plastica di ampio diametro o legni privi di spigoli acuti ben fissati e difficili da scalare. Sono accorgimenti che assicurano un continuo movimento al riccio, prevenendo il rischio di obesità.

Per stimolare l’istinto alla caccia, si può prendere in considerazione di introdurre nelle teche cibo vivo, come le tarme della farina, e nascondendolo. I ricci sono in grado di localizzare le prede fino a 4 cm di profondità.

I ricci hanno un’aspettativa di vita tra i 4 e i 10 anni. Si riproducono tutto l’anno e la gestazione ha una durata compresa tra i 34 e i 40 giorni. Il numero di nascituri per parto va da uno a sette con un peso alla nascita che si aggira intorno ai 10 grammi.

Alimentazione del riccio africano

L’alimentazione del riccio

Da alcuni anni sono in commercio alimenti specifici per ricci a base di insetti e vegetali, nonostante la maggior parte di questi siano studiati per la specie europea. Sarebbe buona norma integrare con frutta, verdura, piccoli porzioni di uova e diverse tipologie di insetti d’allevamento comunemente utilizzati in terrariofilia.

L’alimentazione in generale deve essere ricca di proteine e povera in grassi (massimo 20%). Il medico veterinario di fiducia saprà certamente consigliare la miglior soluzione in relazione alle singole esigenze anche in termini di eventuali integrazioni vitaminiche e minerali. L’acqua deve essere sempre a disposizione, utilizzando abbeveratoi a goccia e avendo cura che il riccio ne apprenda le modalità di utilizzo. In alternativa esistono anche piccole ciotole stabili, difficilmente rovesciabili.

Riccio africano si lecca ed emette schiuma

Non allarmiamoci

Un comportamento abbastanza usuale nei ricci consiste nel leccarsi cospargendo il corpo di saliva schiumosa. Non c’è nulla da temere, è del tutto fisiologico e ha il molteplice obiettivo di allontanare alcuni parassiti, rilasciare odori a fini riproduttivi, pulire gli aculei e rilasciare molecole ad azione repellente nei confronti di potenziali predatori.

Ricci africani

Anche i ricci devono essere visitati regolarmente!

Come per tutti i pet non convenzionali, anche in questo caso prima dell’acquisto sarebbe meglio consultarsi con un medico veterinario esperto in tale ambito. Un rapporto che andrebbe poi mantenuto costantemente: molti proprietari tendono a sottovalutare le patologie che possono colpire i ricci e spesso si recano poco in clinica. Lo ha dimostrato anche una indagine condotta su 106 esemplari di A.albiventris: solo l’11,32% di essi è risultato sano. Negli altri casi sono state riscontrate patologie dermatologiche, parassitarie, gastrointestinali, muscoloscheletriche, neurologiche, oncologiche e odontostomatologiche.

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