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Il riccio africano, pet dolcissimo dalle specifiche esigenze

Il riccio africano (Atelerix albiventris) è sempre più diffuso come animale domestico, ma richiede attenzioni particolari per garantire il suo benessere. Non deve essere confuso con il riccio europeo, che è parte della fauna selvatica e non può essere detenuto legalmente. Qual è l’ambiente ideale per ospitarlo? Di cosa si nutre? E soprattutto, è un pet adatto a tutti? Scopri tutto quello che c’è da sapere su questo adorabile ma esigente mammifero esotico.

Riccio africano

Il riccio africano: origini e caratteristiche Specie e habitat naturale

Il riccio africano dalle quattro dita è originario delle savane e delle aree aride dell’Africa subsahariana, dal Senegal fino al Corno d’Africa e allo Zambesi.

  • Lunghezza: fino a 25 cm Peso: circa 600 g nei maschi, 400 g nelle femmine
  • Attività: prevalentemente notturna, di giorno riposa e si nasconde
  • Sensi sviluppati: eccellente olfatto e udito, vista meno acuta

La sua caratteristica principale è il mantello di aculei (circa 5000) che usa per difendersi.

Quando si sente minacciato, si appallottola e può emettere suoni come grugniti, soffi e sbuffi per intimidire il predatore.

Differenze tra maschio e femmina

Il sessaggio dei ricci africani non è immediato, ma si può distinguere in base alla posizione degli organi genitali

Maschio: il pene è situato al centro dell’addome, simile a un ombelico.

Femmina: la vulva è più vicina all’ano. Nonostante il comportamento sia simile, i maschi tendono a essere più territoriali rispetto alle femmine

Arricchimento ambientale riccio africano

Creare l’ambiente ideale per un riccio africano: quale terrario o teca scegliere?

I ricci africani non sono animali per neofiti, hanno specifiche esigenze e un carattere timido.

Conducono per lo più una vita solitaria e per questo motivo si consiglia l’allevamento di singoli esemplari, specie se di sesso maschile.

Nello scegliere la struttura che ospiterà il pet bisognerà prestare la massima attenzione.

Ogni esemplare dovrà avere a disposizione: 

  • almeno 1,5- 2 mq di superficie. In natura gli studi dimostrano un home range stimato tra i 200 e i 300 metri.
  • optare per teche o contenitori dalle pareti lisce e dotati di ampi sistemi di aerazione.
  • sconsigliate le gabbie in quanto i ricci, arrampicandosi, potrebbero rimanere incastrati oppure subire ferite anche gravi alle piccole e corte zampe.
  • unire i contenitori in plastica attraverso l’utilizzo di passaggi tubulari, ampliando così lo spazio di movimento.

Sarebbe bene che le strutture fossero poste in luoghi tranquilli, illuminati ma sempre facendo in modo che non vengano colpite dalla luce diretta del sole.

Non va dimenticato comunque che, nonostante gli esemplari attualmente in commercio provengono da allevamenti, i ricci africani provengono da regioni a clima caldo e dovrebbero idealmente stare a una temperatura ambientale compresa tra i 22° e i 29°C.

A questo scopo possono anche essere utilizzati tappetini riscaldanti.

Per il substrato si consiglia di ricorrere a pellet in carta riciclata o altri assorbenti purchè non polverosi, evitando quelli composti da legni ricchi di oli.
Per assicurare l’igiene, è importante sostituirlo periodicamente.

All’interno delle teche andrebbe curato anche l’arricchimento ambientale, rispettando il benessere dell’animale ed evitandone lo stress.

Si possono ad esempio costruire:

  • rifugi con noci di cocco,
  • casette,
  • piccole scatole rovesciate,
  • inserire tubi in plastica di ampio diametro
  • legni privi di spigoli acuti ben fissati e difficili da scalare.

Sono accorgimenti che assicurano un continuo movimento al riccio, prevenendo il rischio di obesità.

Per stimolare l’istinto alla caccia, si può prendere in considerazione di introdurre nelle teche cibo vivo, come le tarme della farina, e nascondendolo. I ricci sono in grado di localizzare le prede fino a 4 cm di profondità.

I ricci hanno un’aspettativa di vita tra i 4 e i 10 anni. Si riproducono tutto l’anno e la gestazione ha una durata compresa tra i 34 e i 40 giorni. Il numero di nascituri per parto va da uno a sette con un peso alla nascita che si aggira intorno ai 10 grammi.

Alimentazione del riccio africano

Alimentazioe del riccio

Da alcuni anni sono in commercio alimenti specifici per ricci a base di insetti e vegetali, nonostante la maggior parte di questi siano studiati per la specie europea.

Sarebbe buona norma integrare con frutta, verdura, piccoli porzioni di uova e diverse tipologie di insetti d’allevamento comunemente utilizzati in terrariofilia.

L’alimentazione in generale deve essere

  • ricca di proteine 
  • povera in grassi (massimo 20%).

Il medico veterinario di fiducia saprà certamente consigliare la miglior soluzione in relazione alle singole esigenze anche in termini di eventuali integrazioni vitaminiche e minerali.

L’acqua deve essere sempre a disposizione, utilizzando abbeveratoi a goccia e avendo cura che il riccio ne apprenda le modalità di utilizzo.

In alternativa esistono anche piccole ciotole stabili, difficilmente rovesciabili.

Riccio africano si lecca ed emette schiuma

Comportamento dei ricci

Un comportamento abbastanza usuale nei ricci consiste nel leccarsi cospargendo il corpo di saliva schiumosa.

Non c’è nulla da temere, è del tutto fisiologico e ha il molteplice obiettivo di allontanare alcuni parassiti, rilasciare odori a fini riproduttivi, pulire gli aculei e rilasciare molecole ad azione repellente nei confronti di potenziali predatori.

Ricci africani

Come prevenire problemi dei ricci

Come per tutti i pet non convenzionali, anche in questo caso prima dell’acquisto sarebbe meglio consultarsi con un medico veterinario esperto in tale ambito.

Un rapporto che andrebbe poi mantenuto costantemente: molti proprietari tendono a sottovalutare le patologie che possono colpire i ricci e spesso si recano poco in clinica. L

o ha dimostrato anche una indagine condotta su 106 esemplari di A.albiventris: solo l’11,32% di essi è risultato sano.

Negli altri casi sono state riscontrate patologie dermatologiche, parassitarie, gastrointestinali, muscoloscheletriche, neurologiche, oncologiche e odontostomatologiche.

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