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Passeggiate primaverili in sicurezza

La bella stagione e l’incontro con i serpenti

Con l’arrivo della bella stagione cresce la voglia di trascorrere il tempo all’aperto con il proprio pet. Le giornate più lunghe, le temperature miti trasformano i week end o le pause infrasettimanali in momenti ideali per una passeggiata. Attimi di puro relax che però possono nascondere dei rischi che è importante conoscere.

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La primavera arriva per tutti

Più ore di luce e temperature miti consentono alle specie animali meno attive durante i mesi invernali di vivere agevolmente all’aria aperta. È quindi facile incontrarle, nel corso delle passeggiate in mezzo alla natura. Tra queste, quelle che rappresentano un pericolo maggiore per i nostri pet sono senza dubbio i rettili: portati al mimetismo, sono spesso difficili da individuare e proprio per questo è necessario prestare maggiore attenzione, soprattutto se il nostro amico a quattro zampe gira libero e privo di guinzaglio.

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Serpenti, impariamo a conoscerli non a temerli

I serpenti sono tra i rettili probabilmente i più temuti (questo a causa anche di informazioni errate e superstizioni popolari), tuttavia svolgono una funziona fondamentale nel controllo di numerose specie infestanti. Diffusi uniformemente sia al mare che in montagna, ne esistono molte tipologie. Per questo è importante memorizzare alcuni elementi chiave che caratterizzano i diversi esemplari, in modo da essere in grado sia di collocarli nell’ambiente sia di descriverli efficacemente al veterinario nel caso si sia verificato qualche spiacevole incontro o incidente. Sono informazioni importanti, soprattutto se non si è in grado di esibire del materiale fotografico a supporto del professionista che potrà quindi comprendere se la specie in questione può o meno essere nociva al pet. 

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A quali elementi prestare attenzione

In Italia vivono 24 specie di serpenti, 15 delle quali del tutto innocue e incluse nella famiglia dei Colubridi; quelle velenose sono sette tra i Viperidi e due tra i Lamprofidi (genere Malpolon). Ma come si può riuscire a distinguere un serpente velenoso da uno innocuo? Anche senza essere degli esperti del settore, ci sono alcuni elementi a cui è possibile prestare attenzione e che aiuterebbero a riportare la corretta descrizione in caso di bisogno.
I viperidi sono contraddistinti da occhi dotati di pupilla verticale, capo ricoperto da numerose piccole squame, testa triangolare e leggermente più distaccata dal collo (anche se in alcuni esemplari questa caratteristica è meno marcata), corpo tozzo e massiccio. I colubridi, invece, presentano pupilla tonda, capo dotato di larghe squame, testa abbastanza appiattita (soprattutto se assumono un atteggiamento difensivo), corpo longilineo, coda allungata e armonica.
I serpenti tendono a fuggire quando sono in pericolo, alcuni soffiano o talora si fingono morti (tanatosi nelle natrici) e difficilmente attaccano. Il morso si verifica in genere per difesa solo se vengono in qualche modo messi alle strette. In questo senso, classico esempio potrebbe essere un cane che annusa una tana o che mette in un angolo il rettile.
Se ci si trova di fronte a un morso causato da un viperide, è possibile rilevare la presenza di due fori, provenienti proprio dai denti veleniferi. Nel caso si trattasse invece di un colubride, si riscontrerebbero una serie di piccole ferite puntiformi disposte ad anfiteatro causate da denti non veleniferi. Chiaramente non sempre potrebbe essere così agevole comprendere di che tipo di morso si tratta, specialmente se la zona colpita non è glabra.

Le specie italiane

Tra le specie velenose presenti in Italia annoveriamo la Vipera aspis francisciredi (Linnaeus, 1758) o vipera comune, diffusa dal livello del mare fino a 1500 m in buona parte del territorio nazionale. La Vipera aspis aspis (Linnaeus, 1758), distribuita a nordovest, e la V.aspis hugyi (Schinz,1833) maggiormente diffusa nel sud della penisola.
Gli ambienti d’alta montagna dell’appennino centrale sono l’habitat della piccola e rara Vipera ursinii (Bonaparte,1835), che è possibile incontrare in Umbria, Marche e Abruzzo. Nel Nord Italia vivono altre tre specie, la Vipera berus (Linnaeus, 1758) o marasso, la Vipera ammodytes (Linnaeus, 1758) diffusa solo in Friuli e Trentino, nota anche come “vipera dal corno” e caratterizzata da una lunghezza fino a 90 centimetri.
L’ultima specie da poco classificata è la Vipera walser, presente nelle Alpi occidentali.
Una curiosità con un importante riflesso pratico: la Sardegna è l’unica regione dove non vi sono serpenti velenosi.

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Veleno e consigli in passeggiata

Il veleno delle vipere si compone di una miscela di differenti molecole ad azione emorragica, infiammatoria, citotossica (tossica per le cellule), neurotossica (tossica per le cellule nervose), anafilattica (in grado di generare shock). Gli effetti varieranno in relazione a diversi parametri. Andrà considerata la specie che ha causato il morso (le più pericolose sono la V. berus e la V. ammodytes), la taglia, la stagione e la differente composizione del veleno (non sempre nota con precisione), nonché il morso stesso: nel 20/30% dei casi infatti ci si trova di fronte a “morsi secchi”, ovvero senza che vi sia stato rilascio e inoculazione di veleno.
In merito al pet, anche in questo caso bisognerà tenere in considerazione la sua età, lo stato di salute, ma anche il sito di inoculo del veleno. Tutto ciò, unitamente alla sintomatologia rilevata, aiuteranno il medico veterinario ad impostare la terapia più idonea per quel singolo caso.
I sintomi in genere compaiono entro due ore dall’attacco e comprendono infiammazione e dolore della zona colpita. In seguito possono comparire anche debolezza, depressione respiratoria, disordini coagulativi, alterazioni renali ed epatiche, ipotermia, segni neurologici fino allo shock.
È importante trasportare subito il pet presso il centro veterinario più vicino. Nel frattempo, si consiglia di restargli vicino, mantenendolo calmo e disinfettando la ferita con acqua ossigenata. Evitare assolutamente di far camminare il soggetto colpito o trasportarlo a braccia in quanto ciò favorirebbe la diffusione del veleno. Del tutto inutile attuare pratiche come l’incisione della cute o tentare di succhiare il veleno poiché inefficaci.
Per evitare il più possibile di incontrare serpenti, in passeggiata è preferibile restare su sentieri battuti, emettere vibrazioni camminando sul terreno con l’ausilio di un bastone e tenere vicino il proprio cane.

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Una bibliografia incompleta

La maggior parte degli studi riguardano casistiche a livello internazionale, in particolare inerenti zone particolarmente ricche di serpenti velenosi. Pochi sono invece i dati relativi al nostro Paese.
Una ricerca italiana pubblicata nel 2020 e incentrata sullo studio di un siero polivalente contro il veleno dei viperidi ha raccolto 84 casi di cani morsi da V. aspis tra il 2012 e il 2014 nella sola Toscana. È interessante notare come il 62,2% degli esemplari colpito fosse stato morso sul muso, probabilmente proprio per i comportamenti a rischio già citati, il 25,6% sugli arti anteriori e il 11% su quelli posteriori e solo l’1,2% sulle mammelle.

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