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Vomito nel gatto: quando bisogna preoccuparsi?

Il vomito è rappresentato dall’espulsione attiva di materiale dallo stomaco (o più raramente dal primo tratto del duodeno): si tratta di un riflesso che si sviluppa come forma di protezione nei confronti di alcune tossine presenti nell’organismo, ma che rappresenta anche di un sintomo piuttosto comune a diverse malattie, non soltanto del tratto gastroenterico.

Gatto non sta bene

Come si sviluppa il riflesso del vomito?

Lo stimolo avviene in seguito all’attivazione di due regioni del sistema nervoso: la zona trigger chemorecettoriale, che si trova nel midollo allungato, da parte di sostanze tossiche o neurotrasmettitori, oppure per stimolazione del “centro del vomito” nel tronco encefalico, da parte di specifici nervi e neuroni.

Gli impulsi possono insorgere in seguito a malattie del tratto gastroenterico (es. parassiti, ostruzione da “corpo estraneo”) o che colpiscono altri organi (es. rene, pancreas, fegato), a causa di sostanze tossiche (ingerite accidentalmente, prodotte da alcuni batteri o da organi disfunzionali nell’organismo), malattie ormonali (es. ipertiroidismo), assunzione di alcuni farmaci, intolleranze o allergie alimentari, malattie tumorali, problemi al sistema nervoso centrale e cinetosi (il cosiddetto “mal d’auto”).

Come si presenta un episodio di vomito?

Un episodio di vomito è tipicamente preceduto da altri sintomi, quali nausea, conati, contrazioni addominali, salivazione, lambimento delle labbra ed eruttazione, prima che avvenga l’espulsione del materiale dalla bocca.

Bisogna fare attenzione a distinguere il vomito da altri segni clinici che possono apparire molto simili nel gatto, come il rigurgito (che, contrariamente al riflesso del vomito, non è preceduto da conati, trattandosi di un’emissione passiva di cibo dall’esofago o dalla bocca) o la tosse (associata, talvolta, ad emissione di espettorato dalla bocca): queste problematiche hanno cause differenti rispetto al vomito e vanno, pertanto, opportunamente differenziate. Se si ha il dubbio che si tratti di un reale episodio di vomito può, talvolta, risultare utile filmare l’episodio per farlo successivamente visionare al Medico Veterinario.

A cosa fare attenzione quando si presenta un episodio di vomito?

Per meglio identificare le cause del vomito risulta utile indicare al Medico Veterinario con quale frequenza avvengono gli episodi di vomito, dopo quanto tempo rispetto all’ingestione del pasto, la composizione ed il colore del materiale vomitato (es. presenza di sola acqua, cibo più o meno digerito, presenza di sangue), la possibilità di aver ingerito farmaci, sostanze stupefacenti, cambi nell’alimentazione giornaliera, assunzione di cibo dalla tavola o ingestione di “corpi estranei” (es. fili della spazzatura, giochi).

In alcuni casi al Medico Veterinario potrà, inoltre, chiedervi di prelevare un campione esemplificativo del materiale vomitato per poterlo visionare.

Se il mio gatto vomita, quando devo preoccuparmi?

Bisogna innanzitutto considerare che un episodio di vomito sporadico (che avviene, ad esempio, meno di una volta a settimana), che si risolve spontaneamente dopo mezza giornata di digiuno, in cui il gatto appare normalmente vivace e continua a bere e mangiare normalmente, non sempre necessita di essere indagato in modo approfondito, una volta escluse le cause più gravi (es. ingestione di un “corpo estraneo”) o le più comuni (es. presenza di parassiti intestinali) effettuando un’eventuale consulenza del Medico Veterinario o degli esami di base.

Quando, invece, si presentano degli episodi di vomito frequenti e di grave entità (ad esempio, più episodi di vomito al giorno, eventuale presenza di sangue), con frequenza periodica e duratura (ad esempio, se presenti da più di una settimana) e in presenza di altri segni clinici che rappresentano un campanello d’allarme, quali mancanza di appetito, dimagrimento, febbre, abbattimento, diarrea, un addome dolente e aumentato di volume o alterazioni nell’urinare, sarà necessario indagare le cause in modo più approfondito.

Come si indagano le cause di vomito?

Dopo una valutazione clinica, il Medico Veterinario potrà richiedere ulteriori indagini sulla base delle alterazioni riscontrate nel gatto: degli esami del sangue di base, un’ecografia addominale ed un esame radiografico sono alcune delle indagini più comuni, alla quale possono essere associati un esame delle urine e delle feci, analisi specifiche delle funzionalità del pancreas o del fegato, analisi ormonali o un’endoscopia.

Quali trattamenti esistono per il vomito?

La terapia per il vomito nel gatto deve essere, quando possibile, mirata a risolvere la causa scatenante, una volta individuata. Al contempo, sarà altresì necessario supportare il gatto per le varie alterazioni causate dagli episodi di vomito nel suo organismo.

Una delle conseguenze più comuni, in caso di vomito grave e prolungato, è la disidratazione e la perdita di importanti sali minerali (es. sodio, potassio) che può essere risolta somministrando fluidi per via venosa o lasciando abbondante acqua minerale fresca sempre a disposizione (se il gatto riesce a bere spontaneamente e se i fenomeni di vomito sono ben controllati).

Alcuni farmaci antiemetici (ovvero, che permettono di bloccare lo stimolo del vomito) possono essere utili per diminuire la sensazione di nausea e gli episodi di vomito, facendo tornare il gatto a bere ed alimentarsi correttamente.

Nei casi più prolungati di anoressia dovuta al vomito, la somministrazione di acqua e di alimento può anche essere effettuata tramite dei tubi alimentari.

In corso di determinate problematiche il Medico Veterinario potrà inoltre decidere di somministrare farmaci specifici per la patologia sottostante (es. antinfiammatori, procinetici gastrointestinali, probiotici), mentre l’utilizzo di diete esclusive può essere indicato nel sospetto di una problematica correlata all’alimentazione.

Interventi di endoscopia o di chirurgia addominale possono essere necessari per indagare alcune malattie intestinali (es. infiammazione intestinale cronica) o per risolvere alcune problematiche più gravi (es. perforazioni intestinali, ingestione di un “corpo estraneo”).

A cura del dott. Francesco Lunetta, DVM, PhD student
Ospedale Veterinario Universitario
Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

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